E’ bello vedervi qui insieme è uno spettacolo di grazia.
Che dire in questo momento. La commozione è forte, è grande. L’esprimere gratitudine al Santo Padre Francesco che mi ha voluto come suo collaboratore nella Chiesa di Rossano-Cariati penso non sia mai abbastanza.
Credo che una sola parola possa esprimere il bello e il buono di quanto mi accade e di quanto ci accade come presbiterio: il Signore ci usa misericordia.
In tanti momenti della mia vita è risuonato come melodia dominante questo versetto del salmo 88:
“Canterò in eterno
la misericordia del Signore”
Anche oggi, dinanzi allo stupore di questo momento il cuore loda Dio per l’infinito amore con cui accompagna i passi, spesso carichi di debolezza e fragilità, del mio ministero sacerdotale, della nostra vita di presbiterio.
Quello che è accaduto in questi giorni non può e non deve essere letto diversamente.
Il dono dell’Episcopato non è solo alla mia persona ma al cammino di un presbiterio che è buono, obbediente, qualificato, creativo e ricco di risorse, anche se talvolta può mostrare le ferite della propria umanità. E’ un dono alla nostra Chiesa intera. E’ un dono a questa Città e a questo territorio fecondo spesso tradito e maltrattato.
A voi carissimi confratelli di questa nostra amata diocesi, l’abbraccio più caro e fraterno, colmo di gratitudine e di riconoscenza.
Perdonatemi per tante disattenzioni ma sappiate che vi sono profondamente grato per la testimonianza di vita che mi date e per quel desiderio comune di una Chiesa sempre più bella che alberga nel cuore di ciascuno. Un nome fra tutti risuona nel mio cuore, in questo momento, quello del compianto don Elio Antelmi, a cui va il mio pensiero grato e commosso. In lui ritrovo i volti di quanti si sono presi cura di me dall’inizio del cammino vocazionale sino ad oggi.
Siete voi la famiglia che mi ha accolto nel giorno della consacrazione sacerdotale e a cui appartengo, ed oggi dopo quasi 29 anni vi dico grazie per avermi accompagnato, fatto crescere e diventare adulto. Con voi desidero esclamare da profondo del cuore:
“Canterò in eterno
la misericordia del Signore”
Nel caldo grembo di questo sentimento profondo, fiorisce la riconoscenza per Lei Eccellenza, nostro Vescovo e guida, per aver seguito questa vicenda e sostenuto un cammino di Chiesa che oggi sfocia nel dono dell’Episcopato. La sua voce è risuonata in mezzo a noi con forza dando vita ad un moto di gioia incontenibile.
Provo lo stesso sentimento, e penso sia condiviso da tutti, per gli Arcivescovi che l’anno preceduta S.E. Mons. Rocco Talucci e S.E. Mons. Settimio Todisco che tanto si sono adoperati perché al cammino di questo comunità sacerdotale giungesse tale attestato di stima.
Lei e i suoi predecessori siete stati strumenti perché lo Spirito agisse nella vita di questa Chiesa e predisponesse uno dei suoi figli, non il migliore, all’arduo compito di essere pastore e fratello di una Chiesa così ricca di storia e di legami con la nostra. E’ una sposa bella e seducente da amare senza riserve e con cuore indiviso.
Desidero ricordare che due bravi e santi vescovi hanno posto la loro vita a servizio della gente di Calabria: il Servo di Dio S.E. Mons. Eugenio Raffaele Faggiano (1936-1956 ) e S.E. Mons. Orazio Semeraro (1956-1967). Due illustri figli di questa terra che hanno amato con generoso zelo la terra di Calabria lasciando un vivo ricordo del loro impegno di pastori.
Guardando a questi 29 anni posso dire di aver assaporato la gioia intima di un dono grande che mi ha condotto a scoprire la “passione di un Dio per il suo popolo” e al tempo stesso a fare i conti con le mie ferite e i miei peccati.
“Canterò in eterno
la misericordia del Signore”
A voi, amato popolo di Dio, che ho incontrato nelle diverse esperienze pastorali da me vissute in questi anni, debbo le mie radici cristiane e il tributo riconoscente di una vita arricchita della vostra umanità. I vostri volti, le vostre storie sono state una vera epifania del Signore Dio.
Devo dirvi grazie per tutte quelle volte che mi avete insegnato a danzare la vita con la leggerezza.
Una leggerezza che viene da un cuore libero nella fede e capace di interpretare la vita, sempre e comunque, come dono di Dio.
Esprimo gratitudine alle comunità dove sono stato ed ho operato, ai gruppi e alle associazioni accompagnate in questi anni. Conto sulla vostra preghiera, soprattutto di chi è ammalato ed è nella fatica del vivere.
“Canterò in eterno
la misericordia del Signore”
Quanta grazia, quanto bene, quanti doni inebriano questo giorno. Dio benedica la vita di voi tutti e doni pace ai vostri cuori. Ho desiderato che fosse questo il giorno dell’annunzio perché siamo alla vigilia della festa della Madonna del Carmine e perché oggi è la memoria di San Bonaventura da Bagnoregio. Da bambino fu guarito da san Francesco, che avrebbe esclamato: « Oh bona ventura ». Gli rimase per nome ed egli fu davvero una «buona ventura» per la Chiesa.
Si racconta che quando fu chiamato alla porpora cardinalizia stava lavando i piatti e lì rimasecontinuando il suo servizio. Pregate tanto per me e beneditemi con l’affetto del vostro cuore perché la mia presenza in terra di Calabria e a servizio del popolo di Dio possa essere una “bona ventura”.
La Vergine del Carmine a cui mi affido come figlio, e che in questi giorni festeggiamo nelle nostre comunità, sostenga e accompagni il ministero che mi attende con la sua tenera intercessione.
Pregate, miei cari fratelli e amici, e beneditemi.
Martedì 15.07. 2014
Memoria di San Bonaventura