Mantenendo gli impegni assunti con i cittadini, sia alla sua nascita che durante la campagna elettorale comunale, Ostuni Città Nuova continua ad avanzare le sue proposte per una città nuova e del bene comune. D’intesa con la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), con l’AIFO (Associazione italiana amici di Raoul Follereau) e con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Ostuni, si propone alla città un incontro pubblico sul tema :
“Il sistema e le risorse delle politiche sociali per le persone con disabilità”
L’iniziativa avrà luogo il 19 agosto, alle ore 20.30, nel Chiostro San Francesco, in piazza della Libertà.
La serata verrà moderata dal dottor Francesco Colizzi, psichiatra e presidente di Ostuni Città Nuova, e si aprirà con la proiezione del filmato AIFO “Frederick il calzolaio”, una storia di riscatto dei diritti e della dignità di una persona con disabilità a Korogocho in Kenya. Seguiranno i saluti del sindaco, generale Gianfranco Coppola. La relazione di base è affidata all’avvocato Vincenzo Falabella, Presidente Nazionale Fish e nostro concittadino. Vi saranno quindi i contributi di Marcello Stefani, Presidente regionale Fish, e di Mirella D’Attoma, psicologa e Assessore alle politiche sociali del comune di Ostuni. Dopo gli interventi liberi dei partecipanti in sala e le repliche dei relatori, le conclusioni saranno brevemente tratte dal dottor Francesco Colizzi.

Questo il documento base della serata.
Nel programma elettorale di Ostuni Città Nuova, il cui titolo era “Amministrare la speranza”, vari punti riguardavano le persone più fragili, tra le quali le persone con un qualunque tipo di disabilità.
Il riferimento generale era, ed è, la Convenzione ONU del 2006 (ratificata dall’Italia nel 2009) sui diritti delle persone con disabilità. Il punto centrale è dato dal rovesciamento della visione tradizionale della disabilità: non più danno, menomazione, invalidità, ma condizione di vita cronica della persona determinata grandemente dall’interazione con l’ambiente sociale, culturale, urbanistico.
La proposta di fondo prevede che il Comune, in quanto massima istituzione pubblica, funga da meta livello, sia un vero e proprio regista.
1. Sul piano dei diritti, il Comune regista dovrebbe seguire due coordinate etiche: la persona umana al centro della vita della comunità (art. 3 della Costituzione), sicchè gli aggettivi restino in secondo piano senza creare categorie escludenti (povero, impoverito, immigrato, disabile…); il bene comune come ragion d’essere dell’autorità politica e delle istituzioni, bene da garantire ad ognuno, con l’impegno di tutti e attraverso tutti (l’accesso ai servizi alla persona, il godimento dei beni naturali, le opportunità di impresa, di lavoro e di espressione…). La povertà e i più deboli sono il fondamento etico e prospettiva da cui guardare al bene comune di una città nuova. La povertà e l’impoverimento indeboliscono la società e mortificano la persona, spesso escludendola dai circuiti della partecipazione democratica (specie quando l’aggettivo povero diventa sostantivo umiliante).
2. Sul piano delle politiche sociali, si devono attuare dunque politiche di contrasto delle vecchie e delle nuove povertà, anche attraverso il coordinamento delle risorse del volontariato e del terzo settore locali; meritano particolare attenzione le solitudini (a volte concluse da una morte evitabile), le vedove, gli immigrati, gli ex detenuti. Riordinare le politiche sociali secondo l’approccio del welfare generativo consente di passare dalla visione del costo a quella dell’investimento. Il denaro non viene speso per la mera assistenza o mantenendo dipendenti le persone più deboli, ma per il loro empowerment e per consentire loro di poter contribuire allo sviluppo della società. Un Piano dei servizi, caratterizzato da attività domiciliari integrate,dovrebbe essere finalizzato al coordinamento della molteplicità di istituzioni, soggetti pubblici e privati ed iniziative operanti nei mondi del sociale, mirando a strutturare un sistema sociale consapevole, flessibile e reattivo ai bisogni.
3. Sul piano urbanistico occorre curare la dimensione relazionale e umana della città. Rendere progressivamente la città (i luoghi pubblici, le scuole, gli uffici, gli alberghi ecc.), attraverso modifiche strutturali, di arredo urbano e di tecnologie intelligenti, accessibile e più vivibile per le persone con disabilità, per i bambini, per gli anziani (eliminazione di barriere architettoniche, servizi per le persone con disabilità, attenzione continua ai dettagli della città attraverso la piattaforma partecipativa internet www.arredourbano.org , wi-fi…).